Ospite d’onore del Fotogramma d’oro, Massimo Coglitore nasce a Messina nel 1970 e inizia da piccolo a girare cortometraggi amatoriali. Nel 1998 dirige Uomo di carta, il suo primo cortometraggio in 35mm. Nel 2002 produce, scrive e dirige Deadline, nuovo corto in 35mm, in concorso in 144 festival nazionali e internazionali e vincitore di 64 premi. Si rivela così il suo talento cinematografico: il senso del ritmo, la passione per il mistero, la capacità di raccontare l’orrore del vivere e le sue sfumature più inquietanti.
Nel 2007, Coglitore ha anche girato il film tv per Rai Fiction Noi due. Durante la sua carriera, cura la regia di diversi documentari, videoclip, spot commerciali e sociali. Dal 2003 al 2006 dirige otto laboratori di cinema in diversi licei, con la realizzazione di corti come saggio finale. Nel 2013 firma The Elevator, un thriller psicologico in lingua inglese con un cast e una distribuzione internazionali. Il film è prodotto dalla Lupin Film di Riccardo Neri, con il quale Coglitore ha in cantiere un nuovo film, The Straight Path, di cui è anche autore del soggetto.
The Elevator è stato presentato in anteprima al Taormina Film Fest del giugno 2014 e, in concorso, nell’ambito della 14esima edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival 2015. Un appuntamento seguito con interesse dal pubblico di Roma e un riferimento per i registi di tutto il mondo. Per la sua interpretazione, Caroline Goodall ha ottenuto il premio speciale come migliore attrice. Il lungometraggio è stato presentato pure al Pune International Film Festival, in India, nel 2016.
Il film è uscito, tra i molti Paesi, in Germania, Spagna, Francia e Stati Uniti e ha riscosso consensi di critica e pubblico. La sceneggiatura è di Riccardo Irrera e Mauro Graiani. Si tratta della storia di Jack Tramell (James Parks, attore in Kill Bill, The Listening, Grindhouse, C.S.I.), un famoso presentatore americano che conduce un popolare quiz televisivo. Una sera, Jack viene bloccato in ascensore da una donna misteriosa (Caroline Goodall, interprete nei film Schindler’s List, L’Albatros, Rivelazioni, Dorian Gray), la quale inizia un suo personale e sadico quiz.
Jack è accusato dalla donna di un crimine. Ma qual è la verità? Chi è il vero colpevole? Si tratta di un thriller che racconta in tempo reale le storie dei due personaggi, alle prese con i propri segreti, in uno spazio claustrofobico. Il set principale del film, ricostruito quasi del tutto a Cinecittà, con qualche incursione newyorkese, è l’ascensore di un building newyorkese, quasi un luogo di espiazione delle colpe. Tra gli interpreti anche il celebre Burt Young (il personaggio di Paulie in Rocky, ruolo grazie al quale ebbe la nomination agli Oscar).
Il regista non nasconde la soddisfazione per il suo film: “Amo il cinema di contenuti e con un forte senso estetico, ed è a quello che punto sempre. Volevamo realizzare un prodotto destinato al mercato internazionale e, seppure con un budget contenuto, abbiamo puntato alla qualità e alla professionalità di cast e troupe. Ė essenziale partire da storie forti, avvincenti, scritte per poter essere realizzate con costi misurati. Abbiamo girato in lingua inglese sia perché il film è ambientato a New York, sia per avere una distribuzione all’estero. James Parks, Caroline Goodall e Burt Young sono attori straordinari, che hanno lavorato con grandi registi. Ė stato molto interessante lavorare con loro. Si è creata una grande armonia a livello umano, che è la base per poter lavorare bene. In un film così difficile, claustrofobico, con dialoghi serrati, è proprio sulla recitazione che ho puntato, mettendomi al loro servizio. Mi hanno ripagato con una strabiliante interpretazione. Inoltre, la fotografia è di Vincenzo Carpineta, le musiche di Stefano Caprioli, i costumi di Nicoletta Ercole, le scenografie di Tonino Zera e il montaggio di Osvaldo Bargero. Tutti ottimi professionisti”.
Alla domanda su come sia possibile emergere in un mercato difficile come quello italiano, Coglitore risponde con sincerità: “Io ho incontrato Riccardo Neri, un produttore con uno spirito e una passione di altri tempi, che ha prodotto in maniera del tutto indipendente, e aggiungo eroica, il mio film. Non ho ricette ma solo voglia di raccontare film diversi, intensi. Ho una passione atavica verso un cinema di respiro internazionale, sono cresciuto con quello. La mia è quasi una “necessità”, più che una volontà. Mi emoziono davanti un bel film e voglio che accada lo stesso al pubblico che guarda un mio lavoro. Credo che un film debba essere una sorta di viaggio magico e io voglio percorrere con tutto me stesso questo viaggio”.
Marco Olivieri